DATA: martedì 10 dicembre 2024
Su TastoEffeUno.it sono disponibili i quiz ministeriali, in formato interattivo, per una preparazione seria e mirata al superamento della prova preselettiva Concorso Docenti. Poiché il tempo a disposizione per la preparazione è limitato, i quesiti sono stati organizzati per ognuno dei 70 MODULI e per AREE: a differenza dell'allenatore del MIUR, è possibile quindi esercitarsi solo su alcune AREE escludendo quelle in cui si ha una adeguata preparazione. VAI AL SITO
In questi venti anni ed oltre di insegnamento, penso di aver visto un po’ tutto quello che succede negli Istituti di Scuola Superiore italiana. Dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest, anche se gli edifici scolastici cambiano dal più moderno a quello più obsoleto, il materialo umano è sempre lo stesso. Gli alunni in difficoltà vanno motivati o rimotivati, gli insuccessi scolastici vanno portarli a dei buoni risultati, la perdita di autostima ed atteggiamenti rinunciatari nei confronti della Scuola devono essere un punto prioritario di ogni docente, sia esso specializzato sul sostegno, sia esso curriculare. Ognuno deve dare il meglio di se stesso, partendo dalla propria esperienza professionale. Gli alunni ed in special modo, gli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento, gli alunni che necessitano di BES – Bisogni Educativi Speciali o con altre patologie, andranno trattati “con guanti bianchi” perché il loro avvenire è alquanto incerto ed insicuro. Il buon educatore dovrà alleviare il disagio, le difficoltà, i disturbi ed ottimizzare i bisogni che portano ad un rallentamento del programma nel soggetto affetto da patologie. Occorre fare di tutto affinché gli alunni abbiano lo stesso trattamento e la stessa «change» nella vita piena di ostacoli che a volte sono insormontabili. Un ringraziamento va all’associazione Assodolab che ha affrontato questi discorsi attraverso corsi di formazione e aggiornamento on-line e in presenza sia sui DSA che sui BES attraverso momenti di formazione in videoconferenza e a voi che seguite con attenzione questi bambini. Prof. Agostino Del Buono Presidente Nazionale Assodolab
DATA: 10/02/2011 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 1501
COMMENTI - PAGINA 38
DATA 05/07/2014 7.01.24 - AUTORE rosabarbara_I752Q
Un aspetto che personalmente ho trovato prioritario nel percorso formativo per i docenti sui disturbi specifici dell’apprendimento (20 – 06 – 2014) è il principio secondo cui l’intero Collegio dei Docenti è corresponsabile dell’operatività didattica realizzata in favore di BES e DSA. Infatti, se è vero che la redazione del PDP è di competenza specifica dei docenti del Consiglio di Classe, il Referente d’Istituto e/o il D. S. sono garanti della normativa da rispettare per il successo formativo degli alunni, rilevando scelte e opportunità di interventi con approvazione e monitoraggio del Collegio dei Docenti. Il Consiglio di Classe deve dimostrare materialmente le difficoltà dei bambini fornendo una documentazione completa, a cui va accompagnata una relazione, che definisca in modo esaustivo la situazione particolare presa in esame. Per l’attuazione degli interventi (da inserire nel PAI) vanno segnalati gli obiettivi che verranno formalizzati nel PDP. Attenzione particolare è data al Curriculum passerella, percorso elaborato dai docenti per favorire la formazione, monitorando in modo sistematico le reali possibilità dell’alunno, cioè documentando dettagliatamente le sequenze didattiche individuali. In questi casi si ricorre soprattutto all’uso di modalità compensative, preferibili a quelle dispensative. Gli interventi, sempre secondo quanto appreso, non devono essere né discriminanti, né discriminatori, ricordando che, comunque, il PAI è parte integrante del POF. Sapendo, dunque, che la procedura per l’inclusione è il risultato di programmazioni calibrate sull’alunno, come procedere per ottenere una certificazione (se d’uopo) solo “didattica”?
DATA 05/07/2014 7.04.33 - AUTORE rosabarbara_I752Q
Un aspetto che sarebbe interessante approfondire è il concetto di bisogno nella condizione di BES e/o DSA. Abbiamo avuto modo di sentire nella videoconferenza del 20 – 06 – 2014 che il “bisogno” deve essere considerato come condizione di “dipendenza da determinati sistemi in rapporto a determinati sviluppi”. Il riferimento riguarda le problematiche del “funzionamento” rilevabili nel moto intersoggettivo quando si attribuisce una perdita di opportunità di sviluppo. Quali azioni di scaffolding ipotizzare per supportare al meglio gli alunni segnalati?
DATA 05/07/2014 11.27.35 - AUTORE carla_B354T
Salve sono un'insegnante di scuola primaria e ho appena lasciato una classe quinta di 23 alunni con un disabile (con solo 11 ore di sostegno), un ADHD certificato, due DSA certificati e 3 alunni che rientrano nel gruppo BES (senza certificazione), di cui uno con gravi problematiche relazionali e atteggiamenti oppositivi provocatori. Mi si spieghi come i tempi dilatati necessari per un bambino dislessico si possono conciliare con i ritmi serrati intervallati da continue pause di cui ha bisogno l'alunno ADHD mentre, in contemporanea, io dovrei arginare gli atti vandalici del piccolo provocatore, differenziare il lavoro per l'alunno H e tenere vivo l'interesse del restante gruppo classe!!! Insegno da 14 anni e ritengo sia troppo presto per lasciarmi vincere dallo sconforto e smettere di credere nella scuola. Ciò nonostante, devo ammettere, che sempre più spesso mi sento come Don Chisciotte contro i mulini a vento.
DATA 05/07/2014 11.28.16 - AUTORE carla_B354T
E' stato molto interessante leggere i primi post scritti in questo forum, risalenti al 2011, e confrontarli con quelli più recenti delle pagine 35, 36, 37 relativi all'ultimo corso di giugno 2014. E' veramente illuminante vedere come i primi siano incentrati sulle difficoltà dei bambini con DSA, sulle strategie più efficaci da attuare, sul concetto di inclusività e sul nuovo ruolo dell'insegnante, con toni quasi entusiastici, mentre gli ultimi riportino frequenti lamentele sull'impossibilità di attuare proprio quelle strategie in contesti sempre più difficili. Forse “la via italiana all'inclusività” non va di pari passo con le riforme ministeriali che tagliano le risorse e lasciano gli insegnanti sempre più soli e privi di strumenti. Non sarebbe il caso che i legislatori riflettessero seriamente su questo?
DATA 07/07/2014 11.42.29 - AUTORE marilenaI752V
Salve sono un’insegnante della scuola primaria, dopo aver letto i post precedenti mi dispiace tanto rendermi conto delle difficoltà che come docenti stiamo incontrando, dell’entusiasmo iniziale e di come questo stia “gradatamente “diminuendo. La mia riflessione nasce dal fatto che la normativa di riferimento: Legge 170, Linee Guida del 2011, Circolare sui BES è stata positiva in quanto inseriscono la scuola italiana nella normativa più ampia, se facciamo riferimento a quello che può essere considerato il “manifesto della scuola inclusiva”, ovvero la Dichiarazione di Salamanca (New thinking in special needs education ,UNESCO (1994), che prevede l’applicazione del modello dell’Inclusive education richiede che i sistemi educativi sviluppino una pedagogia centrata sul singolo alunno (child-centred pedagogy), rispondendo in modo flessibile alle esigenze di ciascuno. Purtroppo quello che vivo come docente è la necessità di una Formazione specifica per tutti gli insegnanti e non affidata alla sensibilità e alle risorse finanziare del singolo, e di avere l’opportunità di riappropriarsi e rafforzare il proprio ruolo pedagogico.
DATA 09/07/2014 14.07.49 - AUTORE Imma Barillari
Barillari Immacolata F206M 1) Ritengo sia molto importante prevedere misure dispensative per tutti gli alunni BES e non solo per i DSA. Tra gli alunni con bisogni educativi speciali rientrano ad esempio alunni con ADHD che spesso necessitano di tempi ridotti e di strategie didattiche mirate o alunni stranieri che presentano enormi difficoltà linguistiche e vivono talvolta la scuola come un mondo altro. Pertanto, un lavoro accurato in sede di programmazione didattica deve prevedere necessariamente l’inserimento delle misure dispensative.
DATA 09/07/2014 14.08.47 - AUTORE Imma Barillari
Barillari Immacolata F206M E’ fondamentale che il Piano Didattico Personalizzato sia considerato un patto educativo tra la scuola e la famiglia, affinché la scuola non rimanga da sola nel corso dell’anno scolastico nel condurre il lavoro didattico-educativo ma che , affiancata dalla famiglia, segua la stessa linea di condotta. Scuola e famiglia devono supportarsi a vicenda, stabilendo un rapporto di reciproca fiducia allo scopo di raggiungere il successo formativo dell’alunno
DATA 10/07/2014 9.33.44 - AUTORE EnricoB354I
Ho trovato molto interessante ed utile la parte della videoconferenza dedicata alla lettura analitica della normativa DSA e BES più aggiornata e le conseguenti riflessioni sulle prospettive operative e strategiche a carattere generale proposte per una reale INCLUSIONE ed anche l’usuale sottolineatura sulla responsabilità ed i doveri che ne derivano per gli insegnanti. Desidero ricordare, tuttavia, che in linea generale,da tempo, gli insegnanti hanno fatto propri ed hanno a cuore questi temi. L’integrazione, la crescita della persona, l’apprendimento che dura tutta la vita, la prospettiva dell’educazione per una cittadinanza europea, il rispetto dei tempi, delle modalità di apprendimento e della specificità delle caratteristiche di ciascuno, sono il senso operativo dell’esperienza professionale, “il sale” da cui discendono, POF, curricolo, programmazione…ed “attenzione ai bisogni educativi speciali”, (prima ancora che si chiamassero così). Il problema, penso non sia quindi l’atteggiamento né la capacità di adeguare il nostro processo educativo per poter interagire con tutti i bambini rispettandone la singolarità, sapendone rilevare e valorizzare le differenze. In un contesto economico e sociale in continua evoluzione e sempre più problematico, (alla ricerca anche di una miglior coniugazione del rapporto fra istruzione e lavoro), sono certamente comprensibili le frequenti dichiarazioni dei governi e quindi i conseguenti interventi del legislatore su questi temi DSA e BES, è incomprensibile invece il continuo taglio di risorse, strutture e personale.
DATA 10/07/2014 9.35.48 - AUTORE EnricoB354I
Per quanto per garantire il diritto allo studio dei bambini con DSA …e per rendere più efficace l’azione educativa nel confronto di tutti bambini con BES (il riconoscimento anche di situazioni di difficoltà temporanee) siano previste la partecipazione, l’interessamento e la corresponsabilità a livelli diversi, Famiglia, USL, CTS, equipe psico-pedagogiche, Scuola (nelle sue diverse componenti), Servizi Sociali Comunali, MIUR ed USR, e siano previste frequenti riunioni e dichiarazioni di intenti ed assunzioni di responsabilità, compilazione di verbali, documenti, piani educativi di diverso tipo, l’attività dell’insegnante all’interno della classe è tuttavia improntata alla completa solitudine. Inoltre, non sono generalizzate e calendarizzate nelle scuole tutte le azioni di osservazione, rilevamento e monitoraggio per il riconoscimento di eventuali bambini con DSA. L’approccio con le famiglie su questi temi (DSA e BES) è comprensibilmente difficile e l’atteggiamento è spesso di chiusura. La didattica individualizzata e/o personalizzata e le misure dispensative non sono oggetto di formazione né di confronto e di ricerca con i colleghi , quanto agli strumenti compensativi, mancano. In questo modo, nella realtà quotidiana, può esservi all’interno di un gruppo classe, un bambino con DSA, non accettato né riconosciuto come tale dalle famiglie, tre quattro bambini in difficoltà per motivi psicologici, sociali (spesso svantaggio socio-economico, linguistico e culturale), un bambino con difficoltà di relazione ecc. Il primo PAI (2012-2013) è stato presentato alle Scuole solo al termine dell’anno scolastico! Mi chiedo quindi, a quando la reale“Condivisione di pratiche organizzative e didattiche per l’inclusione scolastica degli alunni con Bisogni Educativi Speciali”?
DATA 10/07/2014 11.04.04 - AUTORE Paola
Intuire come docente che l’alunno appena arrivato in un Istituto Superiore possa essere un alunno DSA mi rattrista: mi rattrista pensare al suo percorso scolastico, con quale disagio possa aver vissuto ed affrontato le proprie difficoltà. Una situazione del genere deve generare in noi docenti un’attenzione e delle scelte didattico-metodologiche ancora più attente.
DATA 10/07/2014 11.05.40 - AUTORE Paola
Il mio ulteriore intervento è per porre due domande: 1) E’ importante stabilire di rivedere periodicamente il PDP per aggiornare la programmazione didattica? 2) Può, secondo voi, una Commissione di esame di Stato non tenere in considerazione le forme di valutazione inserite nel PDP ed attuate durante il corso dell’a.s.?
DATA 11/07/2014 14.01.28 - AUTORE Prof.Carla
Come insegnante di sostegno sono davvero grata alla scuola che mi ha dato la possibilità di seguire questo corso on-line. Un grazie naturalmente va anche all’Assodolab che ha fornito l’intervento di specialisti del settore che ci hanno dato le giuste informazioni su come affrontare le difficoltà di un DSA dalla fase iniziale di individuazione sino alla progettazione didattica ed oltre.
DATA 11/07/2014 21.19.10 - AUTORE Prof. Ugo Avalle
Rispondo in varie fasi ai vari quesiti che sono stati posti ,soprattutto a seguito della videoconferenza del 20 giugno u.s. Da parte di Assodolab e del sottoscritto esiste la piena e totale volontà di proseguire con l'iniziativa di video-conferenze " tematiche": occorre che le scuole aderiscano versando la quota di iscrizione. Ringrazio tutti gli insegnanti delle varie scuole che hanno arricchito il dibattito con le loro considerazioni,alle quali darò puntuale risposta
DATA 12/07/2014 9.22.26 - AUTORE AntonellaF158A
Nonostante gli sforzi , anche economici, messi in atto dalla scuola per l’aggiornamento degli insegnanti curriculari sulla nuova normativa sui BES, noto da varie discussioni che tali norme devono ancora essere recepite da diversi colleghi. Misure dispensative e compensative sono contenuti indispensabili che un PDP deve contenere ed è fondamentale spiegare bene all’intero corpo docente che tali misure non servono per far “guarire” l’alunno, in quanto il DSA non è una persona malata, ma ha solo una modalità di apprendimento diversa.
DATA 12/07/2014 9.27.37 - AUTORE AntonellaF158A
Mi è stato chiesto che funzione ha la firma apposta dai genitori sul PDP. Io credo si possa considerare un vero e proprio patto tra scuola e famiglia. Non può essere solo una “presa visione” di un documento bensì un impegno di collaborazione ed il riconoscimento che le iniziative che contiene corrispondono a quanto concordato. E’ , inoltre, una autorizzazione da parte della famiglia all’utilizzo di misure compensative e dispensative e di tutte le ulteriori strategie didattico-metodologiche che la scuola intende mettere in atto.
DATA 12/07/2014 12.48.37 - AUTORE Prof.Carla
Sono un’insegnante di sostegno. La mia esperienza non riguarda alunni affetti da DSA bensì casi di handicap psicofisico più o meno gravi. In tutti i casi però quando nella programmazione dell’alunno H avevo previsto l’uso del computer, corredato da programmi di videoscrittura e correttore ortografico o l’utilizzo di mappe concettuali, posso testimoniare che di questi ausilii alla fine ne ha beneficiato tutta la classe. A questo punto la situazione si è capovolta: l’alunno H non costituiva più un problema ma una risorsa. Pertanto, ritengo che a maggior ragione lo stesso possa avvenire con l’alunno DSA.
DATA 13/07/2014 0.50.23 - AUTORE Prof. Ugo Avalle
Attenzione a non ridurre l'intervento nei confronti degli alunni con DSA all'utilizzo degli strumenti compensativi ed alle misure dispensative. Sono mezzi utili,ma vanno inseriti nel contesto più ampio costituito dalla progettazione degli interventi. Se i genitori dell'alunno per il quale è stato steso il PDP non intendono collaborare,l'insegnante , a seguito di osservazioni mirate e della somministrazione di test,ha il diritto/ dovere di applicare le strategie che ritiene più opportune per far fronte alla situazione problematica dell'alunno.
DATA 16/07/2014 12.20.21 - AUTORE MariaTeresaGenovese
Penso che le recenti normative riguardanti i BES abbiano un altissimo valore pedagogico poichè superano il concetto di integrazione, che viene sostituito da quello di inclusione che ha una visione educativa molto più ampia. I presupposti citati nelle suddette normative, che sono figli della teoria della personalizzazione, stanno generando un enorme salto in avanti nel campo dell'educazione e della formazione della persona dell'alunno. Purtroppo, però, (come tutte le cose all'italiana!)non sono supportate da finanziamenti adeguati alle Scuole, che invece vedono diminuire, di anno in anno, il budget del Fondo d'Istituto. La conseguenza è l'impossibilità di attivare laboratori o progetti extracurricolari che possano aiutare gli alunni con bisogni educativi speciali attraverso azioni mirate, che servirebbero, oltre all'inclusione di TUTTI gli alunni, anche ad accellerare il processo di alfabetizzazione per gli alunni stranieri e a togliere dalla strada gli alunni a rischio di disagio sociale e di dispersione scolastica. Come può una Scuola farsi carico delle problematiche di tutti gli alunni per cercare di aiutarli nel difficile viaggio verso l'inclusione, se non ha nemmeno i soldi per acquistare i fogli o il toner per la fotocopiatrice ? E soprattutto, come può formare i docenti se anche i fondi assegnati per la formazione sono ridotti quasi a zero ? Percepisco, fra i miei colleghi, un grande senso di confusione, di inadeguatezza al nuovo che avanza, di amarezza, di frustrazione e di demotivazione. Questo è enormemente pericoloso per la Scuola italiana !
DATA 16/07/2014 12.59.05 - AUTORE MariaTeresaGenovese
A mio parere uno dei presupposti basilari, da attenzionare maggiormente, nel iter educativo dell'alunno è il lavoro di rete. Infatti se la "squadra" che ha il compito di formare la persona dell'alunno con BES lavora in simbiosi continua, i risultati sono più evidenti ed arrivano in un arco temporale minore rispetto a quando ogni ente formativo opera da solo. Ho personalmente appurato che quando c'è dialogo continuo tra docenti, doposcuolisti, catechisti, istruttori sportivi, specialisti che seguono l'alunno (pedagogisti, psicologi, logopedisti, terapisti della riabilitazione, ecc.), genitori (quando sono collaborativi) e tutte quelle figure che ruotano quotidianamente attorno all'alunno e si occupano, in modi diversi, della sua formazione e del suo benessere, si perviene più facilmente e più velocemente agli obiettivi che il suddetto team, di concerto, ha prefissato.
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DATA 05/07/2014 6.56.11 - AUTORE rosabarbara_I752Q
Ho partecipato con vivo interesse alla videoconferenza trasmessa il giorno 20 – 06 – 2014 avente come obiettivo: l’analisi di norme, percorsi e strategie per il successo formativo di BES e DSA, macrocategorie per la personalizzazione didattica nella scuola. L’esperienza di ciascun docente, sebbene preziosa, non è esaustiva per affrontare le problematiche degli alunni e per affiancare l’azione educativa della famiglia. Il percorso formativo trasmesso, ha evidenziato una serie di situazioni, comuni ai docenti, in riferimento alle segnalazioni, tenendo presenti le differenze fra: ordinarie difficoltà, gravi difficoltà, disturbi. Solo queste ultime accezioni determinano una certificazione medica, con la quale l’intervento didattico specifico (redazione PDP condiviso) è necessario e giustificato. Negli altri casi le attività funzionali ai bisogni degli alunni (possibili fruitori di percorsi specifici anche solo temporanei) sono rapportate sia al dovere professionale di “dare risposte alle difficoltà” manifestate dagli alunni, sia dal consenso consapevole dei genitori per l’attuazione degli interventi didattici opportuni. Molto importante quindi si rivela il rapporto fra scuola-famiglia, da improntare sulla disponibilità, sulla collaborazione e fiducia reciproche. La scuola è chiamata a produrre percorsi idonei alle condizioni “specifiche” degli alunni. Se la famiglia nega il consenso per l’attuazione di interventi riferibili al PAI, il rifiuto deve essere formalizzato con motivazioni e firma. La domanda è: cosa fare quando il consenso formale è stato espresso ma di fatto la famiglia disattende “l’accordo formativo” mantenendo inalterate le aspettative di successo scolastico del proprio figlio?