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02 - LA RIVISTA DELLA SCUOLA – Anno XXII – n. 17 – Milano, 1-15 maggio 2001 – Pag. 27 –

 

«Opinioni e proposte sulla codocenza»

 

Egregio Direttore,
molto spesso, gli insegnanti che hanno meno di vent’anni di servizio, sono dei veri e propri girovaghi costretti, loro malgrado, a viaggiare da un paese all’altro, da una città all’altra, per effettuare qualche ora di supplenza e portarsi così, a fine mese uno stipendio non sempre gratificante.
Sono proprio loro ad avere il “bagaglio culturale” sempre pronto e forse ad essere i più disponibili ad una codocenza, ossia ad una «presenza a due» in classe. Ma attenzione… non è tutto oro quello che luccica!
Nell’intento di valorizzare e di sviluppare al massimo una didattica attenta ai bisogni e alle specificità degli allievi, di favorire il successo scolastico e formativo all’interno delle disposizioni sull’autonomia (flessibilità, organico funzionale ecc.), gli insegnanti che desiderano integrare la lezione frontale tradizionale con altre forme di lezione, possono programmarle ed effettuarle durante il primo quadrimestre o addirittura per tutto l’anno scolastico.
Esempi possono essere quelli che prevedono la costruzione di gruppi di livello, l’individualizzazione, il recupero, altre forme e modalità di approccio didattico efficace, non dimenticando la famigerata codocenza in compresenza.
Un programma del genere, innovativo in tutto e per tutto in una scuola del nuovo millennio, deve essere realizzato per gradi, perché necessita di strumenti amministrativi adeguati, di risorse, di studio idoneo da parte dei formatori-educatori, di disponibilità di spazi.
E’ bene prevedere – se si dovessero attuare forme di codocenza – delle aule che possano ospitare piccoli gruppi di studenti, la creazione di più classi, oltre a quelle previste per l’organico, in modo che possano essere utilizzate a scopi polifunzionali.
Ma vediamo come e perché effettuare le codocenze. E soprattutto, se conviene all’insegnante una simile convivenza con il collega.
E’ bene porre un “primo pilastro” essenziale ed importante per i docenti: se la codocenza vuol dire eliminare e/o diminuire le ore di una qualsiasi disciplina è chiaro che si potrebbe, nelle sedi opportune, votare contro questa forma di sperimentazione selvaggia. Ma non sempre i colleghi sono d’accordo: attenzione, vi sono molto spesso i “franchi tiratori” nello stesso consiglio di classe o meglio ancora, nel collegio dei docenti!
La gestione delle codocenze può essere attuata tenendo presente tre meccanismi di base.
La “codocenza in orario” richiesta da un consiglio di classe, viene messa in orario per tutte le classi dello stesso tipo: ad esempio, se viene richiesta per la classe 2^A che è ad indirizzo economico-aziendale, di Progetto 2002, tutte le classi economico-aziendali dello stesso progetto (2^B, 2^C ecc.) si troveranno ad affrontare la stessa codocenza nelle discipline prescelte.
Le “codocenze personali nelle ore buche” sono quelle attivate su iniziativa personali dei singoli docenti, previa autorizzazione del consiglio di classe, valevoli solo per la classe in esame. In questo caso, i due docenti interessati alla codocenza cercano nel loro orario personale, l’ora nella quale uno dei due può essere presente durante la lezione dell’altro attraverso un accordo reciproco. Questa, ha il vantaggio di poterla attivare al momento del bisogno ed è anche possibile richiederla alla commissione orario in modo che crei delle ore buche ad hoc ad uno dei due docenti.
In questo caso, al docente “volontario” non spetta alcuna retribuzione accessoria, oltre alle 18 ore cattedra, ma solo il privilegio di poter dire ai colleghi dello stesso istituto “ho effettuato la codocenza con il collega di ….. su alcuni moduli interessanti”.
Infine, vi sono le “codocenze nell’area di integrazione, di equivalenza ecc.”, previste dal curricolo ordinario di alcuni “progetti sperimentali” che dovrebbero essere programmate dai Consigli di classe in modo dettagliato, a scadenza mensile mediante un calendario, stilato con la collaborazione dell’Ufficio Progetti che ha la visione generale della situazione di tutte le classi e di tutti i docenti coinvolti.
Una corretta programmazione della copresenza richiede un lungo ed elaborato lavoro a monte, in cui gli insegnanti interessati individuano tematiche comuni e stilano i relativi moduli, fissando prerequisiti, obiettivi, modalità di verifica. I moduli, oltre che su tematiche comuni possono essere programmati, soprattutto per il biennio, per il rafforzamento o il recupero di abilità di base comuni a tutte le discipline (abilità di comunicazione, lettura, espressione ecc.).
Luogo privilegiato per lo sviluppo di queste abilità trasversali è senza alcun dubbio il “Laboratorio di trattamento testi e dati” che consente, anche ai soggetti più deboli di contribuire alla realizzazione di un percorso comune.
Pertanto, alcune ore di copresenza in tutte le discipline, si potrebbero programmare con gli insegnanti delle discipline A075 ed A076, divenuti esperti delle “Tecnologie informatiche e della comunicazione” e dei “Linguaggi non verbali e multimediali”.
Non ci rimane a questo punto scegliere, se effettuare la compresenza, se continuare con la libera docenza a tu per tu con i nostri discenti, così come abbiamo sempre fatto, oppure, porgere su un vassoio tutto d’argento solo la metà delle nostre ore per la mini sperimentazione della codocenza.
La scelta è in parte nostra!

Agostino Del Buono
Presidente Nazionale Assodolab
 

 

 

 

 

 

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