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DATA: sabato 20 aprile 2024

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Bullismo e Cyberbullismo: due facce della stessa medaglia.

Mi ricordo all’età di quinta elementare, quando alcuni amici di classe aspettavano all’uscita di scuola altri compagni per dargliene di santa ragione perché durante le varie ore di lezione non gli avevano prestato il libro, la penna, la matita, l’album e così via dicendo. Quindi non c’è da meravigliarsi se oggi viene evidenziato da più parti un comportamento del genere. Con l’avvento della tecnologia informatica, a disposizione degli adolescenti, oltre alle mani, spesso viene utilizzato il cellulare, il personal computer, i social ecc… per denigrare l’amico di classe o altri coetanei della stessa età. Questa nuova forma di Bullismo è chiamata Cyberbullismo. Le vittime che si attestano intorno al dieci per cento, sono ragazze e ragazzi di una fascia di età compresa tra i dieci ed i quattordici anni; poi la percentuale scende. L’obiettivo dei bulli è quello di dare fastidio, a tutti i costi, fuori dall’ambiente scolastico i loro coetanei più deboli. Alcune volte, l’atto si concretizza dentro le scuole, molte volte, fuori dall’ambiente scolastico. Sta all’educatore, all’insegnante, in qualità di figura di riferimento, dare consigli utili a chi subisce queste violenze ed anche a chi provoca tale comportamento diseducativo per tutti gli altri della stessa classe. Occorre dare consigli appropriati, suggerimenti positivi in entrambi i casi affinché si possa vivere in una società migliore. Se da una parte sono gli insegnanti ad educare, dall’altra abbiamo i genitori, il mondo associativo che gli adolescenti frequentano. Anche loro devono fare la loro parte. Non si può e non si deve delegare tutto alla Scuola. Nel caso in cui gli autori di misfatti attraverso il web: post, video ecc… è bene sporgere denuncia alla Polizia Postale in modo che possano individuare gli autori della pubblicazione e procedere di conseguenza. Il corso è stato preparato non solo per gli insegnanti che stanno a contatto con gli alunni per cinque o sei ore al giorno ma potrebbe essere di aiuto ai genitori, ad operatori e a quanti hanno a che fare con gli adolescenti. L’iscritto che partecipa a questo percorso formativo e di aggiornamento “on-line” o “in presenza” è tenuto a formulare due considerazioni personali (POST) ed a inserirli in questo FORUM ASSODOLAB dopo essersi opportunamente registrato.

DATA: 11/06/2018 - Autore Prof. Agostino Del Buono - Post 296

COMMENTI - PAGINA 1

DATA 11/06/2018 12:18:42 - AUTORE Alessandro_B354F

Fin dalla scuola elementare ho potuto assistere a episodi di bullismo che si manifestavano in continue vessazioni nei confronti dei soggetti più deboli e indifesi. Spesso questi comportamenti venivano attuati da persone con problemi familiari anche gravi. Oggi il fenomeno è più complesso poiché la società è mutata e mutando stanno i suoi valori. Ci stiamo sempre più avvicinando a situazioni anomiche caratterizzate da valori instabili, allentamento dei legami sociali e disgregazione che favoriscono comportamenti devianti; la famiglia sembra non riuscire a dare risposte soddisfacenti, inoltre il fenomeno è ulteriormente aggravato dalla comparsa delle nuove tecnologie che rendono il problema decisamente più pervasivo e persistente.

DATA 12/06/2018 15:55:02 - AUTORE ItaliaC352U

Quando si parla di bullismo l'attenzione si concentra spesso sulla vittima e di rado sul" persecutore",non considerando,invece,che entrambe le figure necessitano di aiuto e di supporto.In ognuno di noi è presente un certo quantitativo di aggressività che se non è correttamente incanalato in forme costuttive diventa violenza.I bulli vanno aiutati ad essere in grado di comunicare correttamente i loro stati d'animo e a gestire i conflitti della quotidianità con equilibrio e senso di responsabilità."Bisogna dare dignità alla rabbia"...Insegnare ai ragazzi che si possono trovare canali di sfogo che non fanno danni a nessuno

DATA 12/06/2018 18:04:51 - AUTORE marcelloI153J

Se il bullismo "tradizionale" è un fenomeno visibile e dunque osservabile e sanzionabile, il cyberbullismo, nato con la diffusione capillare delle nuove tecnologie, è un fenomeno più subdolo e sotterraneo, meno manifesto e in quanto tale difficilmente osservabile nel contesto scolastico e familiare. Ne consegue la sensazione di isolamento e di impotenza della vittima di bullismo con inevitabile crollo dell'autostima. La sfida più importante che la scuola deve affrontare è l'acquisizione della capacità di osservazione dei sintomi del fenomeno ai fini di un intervento educativo tempestivo per la tutela della vittima. Questa sfida si può vincere a mi avviso attraverso un' alleanza con le famiglie, vista la tendenza della vittima a non denunciare per timore di ripercussioni e vendette. Le famiglie hanno infatti maggiori margini di controllo degli strumenti informatici a disposizione dei figli, in particolare degli smartphone e della navigazione sul web, e possono più facilmente osservare dinamiche e relazioni con i coetanei riconducibili al cyberbullismo. La scuola, da parte sua, ha il dovere di monitorare le dinamiche relazionali tra pari e di educare alla empatia e alla collaborazione, promuovendo nel contempo incontri di formazione specifici sul bullismo, rivolti agli alunni ma aperti anche alle famiglie, finalizzati alla conoscenza ed alla prevenzione del fenomeno.

DATA 13/06/2018 11:01:36 - AUTORE laura_c421q

E' un argomento talmente trattato che si rischia di fare affermazioni banali o ovvie. Non è possibile negare , comunque, che atteggiamenti "poco corretti" sono visibili già nei primi anni di scuola primaria. Mi sembra eccessivo parlare di bullismo quando sono ancora così piccoli, ma sicuramente l'intervento della figura di riferimento non può essere che educativo. Favorire l'interiorizzazione del senso di gruppo nel quale condividere esperienze e per il quale lavorare in cooperazione, è a mio avviso uno dei valori che possono essere trasmessi a quest'età. E' pur vero che l'influenza dell'ambiente esterno alla scuola alle volte è fortissima...ma faccio parte ancora di quel gruppo di docenti che crede fermamente nel lavoro costante e continuo. A qualcosa di buono porterà!

DATA 13/06/2018 12:26:44 - AUTORE Alfredo

Proprio in relazione alle esperienze che ciascun@ di noi ha vissuto più o meno direttamente nella propria esperienza scolastica da bambin@ e ragazz@ non riesco a non nutrire una serie di dubbi su come venga affrontato il fenomeno del bullismo oggigiorno. Mi spiego meglio per condividere alcune mie perplessità con l'augurio che la discussione e il confronto possano portarmi a una crescita e maturazione nel pensiero a riguardo. Sin dalle scuole elementari ho vivo il ricordo di bambini che incutevano timore, agivano con prepotenza. All'epoca non li si chiamava "bulli" (termine che somigliava più a spacconi e aveva un'accezione per certi aspetti anche positiva), oggi probabilmente li si definerebbe tali. Di fronte a questi soggetti noi bambini ricorrevamo raramente all'aiuto delle maestre e il loro intervento era in effetti abbastanza blando, ancor meno si chiedeva il soccorso dei genitori e delle famiglie che sulle vicende scolastiche mantenevano un atteggiamento generalmente rispettoso del ruolo dei docenti e molto poco invasivo. La risorsa cui si faceva più spesso affidamento era l'autoregolazione tra pari o con l'aiuto di qualche bambino più grande (fratello maggiore, amico di classi superiori, ecc.), l'alleanza soldiale per non subire angherie, soccorrere le vittime e anche ricorrere alle proprie risorse personali in termini di sicurezza. Adesso mi pare che il mondo degli adulti sia iper-mobilitato contro il bullismo, ma bambini e ragazzi ne subiscano molto di più le conseguenze. E se i dati riflettono una realtà effettiva, vi siano ancor più manifestazioni di disagio che assumono le vesti di comportamenti bullizanti. Allora mi pare che vi sia un cortocircuito. Mi viene da pensare che tutta questa attenzione al fenomeno del bullismo mascheri in parte una sostanziale latitanza del mondo adulto sui piani affettivo e relazionale nei confronti di bambini e ragazzi. Come già per altri fenomeni che si manifestano a scuola, anche per il bullismo, mi sembra che una significativa quantità di adulti (famiglie, corpo docente, operatori vari) supplisca a una sostanziale assenza sul piano più profondo del rapporto con ragazzi e ragazze, con una sovrarappresentazione su un livello formale. Bambini e ragazzi sostanzialmente più soli e relazionalmente poveri (senza fratelli, con genitori iperimpegnati, lasciati spesso all'accudimento artificiale di dispositivi elettronici), ma assai più controllati, sono allo stesso tempo maggiormente esposti a diventare bulli o vittime di bullismo. Per questo sono convinto che sia importante ed efficace agire a monte del fenomeno - su fattori che non generano solo il bullismo, ma tante storture che riguardano le giovani generazioni di oggi - e non solo nelle sue ultime conseguenze. Altrimenti temo che il bullismo si configuri come l'ennesima emergenza e come tale rischi di rimanere irrisolta.

DATA 13/06/2018 16:32:54 - AUTORE Enza-c421y

Sono convinta che la scuola sia sempre l'agenzia formativa più importante che veicola le informazioni tra le altre agenzie come la famiglia e altre associazioni.E' a scuola che i nostri alunni raccontano il loro vissuto e siamo noi insegnanti che filtriamo le informazioni ricevute.Da semplici frasi dette,noi dobbiamo tradurle in vere e proprie denunce dalle quali partire per affrontare fenomeni di disagio come bullismo o altro. Essere bravi interlocutori,ascoltare e renderci sempre disponibili nei loro confronti ci permetterà di scoprire i loro problemi ,di affrontarli e a volte risolverli.

DATA 13/06/2018 16:38:11 - AUTORE Giuseppina

Concordo con le affermazioni di Alfredo riguardo la solitudine e la povertà di relazioni "reali"che i ragazzi di oggi si trovano a sperimentare. Al tempo della nostra infanzia esisteva esisteva una rete di protezione sociale( i vicini, i nonni, i fratelli più grandi) che aveva una funzione vicariante all'assenza dei genitori. Inoltre le opportunità di confronto con i coetanei erano giornaliere e la "strada" rappresentava una sorta di spazio educativo tra pari. Poche donne lavoravano e ai bambini era consentito il rispetto dei loro ritmi( il pasto in famiglia, il sonno pomeridiano, il gioco). Le condizioni di oggi sono ampiamente mutate. I ragazzi crescono con meno certezze e più fragilità. La sfida, dunque, è ricercare le modalità migliori, in questo contesto, per aumentare i fattori di protezione a vantaggio di una sana crescita.

DATA 13/06/2018 18:36:01 - AUTORE antonella_f158r

Insegnando alla scuola primaria non è molto comune confrontarsi con determinate realtà, è pur vero che però è possibile osservare atteggiamenti e comportamenti inadeguati nei confronti di compagni più deboli e facilmente presi di mira. Il nostro lavoro deve consistere nell'indirizzare correttamente tali alunni attraverso un percorso condiviso e di gruppo.

DATA 14/06/2018 08:27:25 - AUTORE antoniettaH703I

Sono un'insegnante di sostegno per scelta e non per ripiego. Durante la mia lunga carriera scolastica ho avuto una lunga esperienza di alunni con difficoltà e con bisogni specifici di apprendimento. Ciò che più mi ha colpito è che, ancora oggi, esiste una certa confusione sulle varie casistiche BES, che c’è una scarsa conoscenza della normativa relativa a queste problematiche, e che si evidenzia poca propensione e preparazione da parte di insegnanti curriculari nell’affronta la stesura di un PDP. Più volte sono stata chiamata a supporto dei vari consigli di classe del mio Istituto per fare chiarezza sulle procedure da attuare in presenza di alunni “ speciali”. Io credo che tutti gli attori della sistema scuola siano chiamati a interagire con una realtà sempre più impegnativa e che tutti debbano attivarsi affinchè gli alunni con bisogni speciali non si sentano esclusi o emarginati per le difficoltà che mostrano, ma siano messi in condizione di superare gli ostacoli che incontrano nel percorso scolastico. E’ bene ricordare che per gli alunni BES non bisogna stabilire obiettivi “diversi” o “minimi” rispetto a quelli previsti, semplicemente bisogna attivare una didattica personalizzata e individualizzata per arrivare al successo formativo, con il raggiungimento degli stessi obiettivi previsti per il gruppo classe. Questo è un concetto non ancora chiaro a tutti i docenti, i quali in alcuni casi, predispongono, erroneamente, prove differenziate per questi discenti. Naturalmente le cose cambiano se si organizzano prove equipollenti, ma questo è un altro discorso.

DATA 14/06/2018 10:06:08 - AUTORE Mariateresa-C421T

Il problema deve essere affrontato su più fronti:sono gli educatori, gli insegnanti, i genitori che dovrebbero far capire ai ragazzi che i veri valori sono altri e che la prepotenza e l’insensibilità verso i compagni e soprattutto i deboli non è degna delle persone civili. Secondo me bisogna intervenire subito e con fermezza per stroncare sul nascere tutte le situazioni di bullismo, altrimenti questi ragazzi crescono credendo solo sulla superiorità fisica e nella prepotenza, convinti di poter fare quello che vogliono. Una volta diventati adulti non saranno in grado di rispettare le leggi e gli altri, tutto ciò necessario per vivere civilmente, allora sarà troppo tardi per tornare indietro.

DATA 14/06/2018 10:15:25 - AUTORE gina-c421j

Al giorno d’oggi quanti giovani si sentono fieri di essere considerati dei bravi ragazzi? Molto pochi. Oramai ritengono sia un titolo da perdenti; preferiscono assumere quello stupido comportamento da persone dure e insensibili per imitare i coetanei ed essere meglio accettati all’interno della compagnia: da questa nuova moda è nato il fenomeno del bullismo, che si sta imponendo con una frequenza impressionante sia tra i bambini che tra gli adolescenti. Ultimamente i giornali riportano troppo spesso casi di bullismo che accadono nelle scuole o per strada.

DATA 14/06/2018 21:39:00 - AUTORE Emy

L'aggressività è una pulsione sana e funzionale ai bisogni di crescita del bambino, è energia, forza vitale presente nel bambino fin dalla nascita che se non ben incanalata,può diventare distruttiva per sè e per gli altri. Fa parte dell'espressione primitiva dell'amore è un impulso da educare per evitare esplosioni di rabbia distruttiva.Credo che le varie agenzie educative non possano prescindere dall'insegnamento della gestione del piacere e della frustrazione derivante dalle esperienze quotidiane, poichè esso è parte integrante di un buon processo di crescita.La famiglia deve porsi in ascolto e in correlazione con scuola ed extrascuola accompagnare ed orientare i comportamenti e le scelte del bambino.

DATA 15/06/2018 10:49:36 - AUTORE Gerry @23

Sono d’accordo con Enza Per contenere il bullismo bisogna promuovere armoniche relazioni fra i ragazzi e per fare ciò è necessaria un’azione concertata fra le diverse agenzie educative,un rinnovato dialogo fra la scuola e le famiglie. La Scuola si deve riconoscere quale luogo elettivo per educare i giovani alla non violenza; deve essere il luogo in cui promuovere la consapevolezza dei sentimenti e del fatto che le azioni di ognuno hanno conseguenze su chi sta vicino.

DATA 15/06/2018 16:39:25 - AUTORE MariaRaffaella_H501U

il bullismo è un bisogno di attenzione, che si esprime nell'offesa arrecata agli altri. Quando alcune persone non riescono a farsi notare per le proprie caratteristiche, cercano di sminuire gli altri in modo da risaltare di più. Spesso il bullismo si esprime nei confronti di quelli che sono considerati i più deboli, perché in questo modo si può dimostrare più efficacemente la propria aggressività e nel cyberspazio i bulli possono riversare tutta la propria violenza verbale contro le vittime prescelte facendosi forti dello scudo dell'anonimato.

DATA 15/06/2018 19:14:44 - AUTORE emanuela_h501q

Concordo con Mariateresa, in tema di bullismo e cyberbullismo ritengo che la scuola possa e debba intervenire attraverso la costruzione di un’etica scolastica contro le prepotenze, verificando che gli studenti abbiano capito e interiorizzato questi valori. Per questo può essere utile, con tutti i ragazzi nella classe, sviluppare progetti capaci di promuovere atteggiamenti positivi verso comportamenti amichevoli tra coetanei. I ragazzi stessi possono organizzare iniziative per informare le altre classi e i genitori ad attivare discussioni e riflessioni sul problema delle prepotenze tra compagni a scuola e sul valore positivo dell’amicizia e dell’aiuto reciproco. Sarebbe anche utile che il gruppo definisse delle regole e delle sanzioni verso l’eventuale bullo e che questi ne fosse a conoscenza. L’obiettivo dovrebbe essere quello di inviare chiari segnali agli studenti allo scopo di definire i comportamenti accettabili e quelli non accettabili e di fornire ai ragazzi le abilità per fronteggiare i problemi dei coetanei e quelli personali creando un contesto sociale e psicologico più positivo in cui l’incontro con l’altro sia percepito come un arricchimento personale.

DATA 15/06/2018 22:13:15 - AUTORE ROSSELLA

Condivido le perplessità di Alfredo e vorrei fare una riflessione sulle criticità che ho riscontrato nel corso della mia carriera di insegnante di scuola primaria • Spesso in ambito scolastico si definisce” bullo “ anche chi non manifesta in tutto e per tutto tali caratteristiche...il più delle volte si tratta di alunni con svantaggi da attenzionare e su cui intervenire educativamente e didatticamente in maniera corretta. • I cosidetti “interventi” mirati restano frequentemente “sulla carta” e si tende ad isolare l’alunno con disagi ,a volte facendolo uscire dalla classe con altre insegnanti ,magari assieme ad altri alunni con difficoltà, cosa che aumenta il disagio invece di diminuirlo. • Si assiste spesso alla colpevolizzazione di alunni in difficoltà da parte di alcuni genitori, la cui unica soluzione sembra essere il non avvicinare i propri figli ai soggetti in questione , da loro definiti arbitrariamente bullì. • Si riscontra spesso sia in ambito familiare che scolastico poca attenzione alle emozioni dei bambini . Alla luce di tutto questo noi insegnanti dovremmo metterci nell’ottica di adeguare ma anche di cambiare totalmente il nostro metodo di insegnamento , (con l’appoggio dei Dirigenti ) sperimentando forme diverse di didattica da quella tradizionale.

DATA 16/06/2018 11:38:48 - AUTORE antoniettaH703I

Insegno da circa 27 anni e da 10 sono una insegnante specializzata sul sostegno e amo il mio lavoro. Sono sempre stata contraria alla violenza e combatto il bullismo, si può dire, da sempre. Tutti i miei alunni conoscono le mie posizioni, e ho sempre cercato di far capire loro che non è con l’aggressione o con atteggiamenti di prepotenza che si emerge o si conquista la stima dei compagni; con loro ho sempre cercato il confronto e il dialogo e ho cercato di spiegare che la diversità, la sensililità di qualcuno non deve essere assolutamente fraintesa e vista come debolezza e che bisogna rispettare i punti di vista e le opinioni degli altri. Sono stata, anche, molto determinata e decisa nel dire loro che sarei intervenuta tempestivamente e in modo fermo in presenza di episodi di bullismo o cyberbullismo. Credo che ogni insegnante, nei limiti delle proprie competenze, debba far comprendere agli alunni che episodi di prevaricazione nei confronti di un altro ragazzo configurano un reato punibile dalla legge e che non si diventa potente o leader, che non si acqusta prestigio o forza usando violenza, peraltro gratuita, ai danni di un altro ragazzo.

DATA 16/06/2018 19:50:29 - AUTORE Luana S.

Sono un insegnante di sostegno della scuola primaria e per tanto non mi trovo ad assistere in classe a veri e propri casi di bullismo in quanto le azioni aggressive insorgono solitamente in età adolescenziale assumendo una valenza prioritariamente relazionale con lo scopo di far assumere al singolo un’identità all’interno del gruppo. Ogni giorno però mi batto affinchè il mio bambino/a si integri a pieno nella classe cui è inserito Secondo me è questo un atteggiamento preventivo affinchè poi nella vita futura questi ragazzi non sviluppino atteggiamenti di bullismo verso i soggetti più deboli , perché sono sempre coloro ad essere vittime di tali episodi. Sviluppare il senso di rispetto verso sé stessi, gli altri ma soprattutto verso i più deboli.

DATA 16/06/2018 21:29:43 - AUTORE Nadia

Concordo sull'importante ruolo della scuola, esempio sociale e mediatore fra i bisogni e i problemi dei ragazzi. Aggiungerei anche la considerazione che l’appartenenza ad una comunità crea un vincolo basato sulla condivisione di valori che improntano i comportamenti al rispetto degli altri. Questo vincolo di condivisione è contenuto nel patto educativo di corresponsabilità che genitori e alunni sottoscrivono al momento dell’iscrizione a scuola. E’ importante dunque che la scuola svolga il ruolo di diffusore di buone prassi e valori cui i ragazzi possano ispirarsi. Insisterei a questo proposito anche sul ruolo centrale della scuola nella diffusione del senso del rispetto e della condivisione di regole e diritti.

DATA 17/06/2018 18:23:04 - AUTORE BarbaraH501L

Nella mia esperienza lavorativa noto la fragilità, che spesso si manifesta come aggressività, di molti ragazzi che devono vivere e affrontare da soli situazioni familiari difficili, di conflitto e di divisione tra i genitori, che poi hanno conseguenze negative sui figli. In alcuni casi manca una disciplina, una capacità da parte dei genitori di dire “No” alle richieste dei figli; mancano dei punti di riferimento stabili e sicuri che stabiliscano dei limiti, per aiutarli a crescere e a trovare una loro identità. In questo “vuoto” educativo, diventa fondamentale l’ambiente scolastico, gli educatori e gli insegnanti, con i quali i ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo, perché possono diventare per loro delle figure di riferimento in grado di aiutarli a creare relazioni equilibrate con coetani e adulti.

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